I mercati azionari sui massimi storici, mentre i rendimenti dei Treasury decennali USA continuano a scendere, allontanandosi dalla soglia critica del 4.5%. Questo scenario si verifica in un contesto geopolitico teso, caratterizzato da conflitti in Medio Oriente e dalla persistente guerra tra Russia e Ucraina.
Come investitori, è fondamentale comprendere le ragioni di questa dinamica di mercato per interpretare le reazioni degli operatori in situazioni analoghe a quella attuale. La chiave di lettura, a nostro avviso, risiede nel gioco delle aspettative.
È vero che le politiche di Trump, come i dazi, generano aspettative di incertezza commerciale e inflazionistica. Tuttavia, i dati recenti sull’inflazione americana hanno mostrato una crescita inferiore alle previsioni. Inoltre, il “GDPNow” della Fed di Atlanta stima una robusta crescita del 3.4% per il secondo trimestre dell’anno, basandosi sui dati economici disponibili.

Per quanto riguarda il Medio Oriente, in particolare il conflitto tra Israele e Iran, l’iniziale incertezza legata alla possibile chiusura dello Stretto di Hormuz e all’impatto sul prezzo del petrolio è stata di breve durata. L’intervento statunitense si è concluso rapidamente, con Trump che ha prontamente chiesto la pace tra i due paesi.
Queste incertezze, seppur presenti, si sono quindi esaurite in tempi rapidi.
L’amministrazione Trump sembra aver sviluppato una strategia efficace per gestire le reazioni dei mercati finanziari, mitigando l’impatto delle sue politiche. Spesso, come nel caso dei dazi, Trump adotta una tattica iniziale aggressiva per poi ripiegare parzialmente. Questa strategia gli ha valso il soprannome di “TACO” (Trump Always Chickens Out), consentendogli di impostare politiche commerciali ( e non solo) percepite dal pubblico come un “male minore” rispetto alle minacce iniziali, e quindi assorbite positivamente dai mercati.
La gestione della crisi con l’Iran ne è un altro esempio: un attacco a sorpresa seguito da una rapida richiesta di pace. Trump aveva annunciato di voler riflettere per due settimane, ma ha sferrato l’attacco alle basi iraniane quasi immediatamente, e già all’apertura di Wall Street si respirava aria di pace. Questo ha permesso di contenere l’incertezza, nonostante l’azione militare.
Il punto cruciale è che l’impatto degli eventi sui prezzi degli asset finanziari non dipende dall’evento in sé, ma è sempre relativo alle aspettative degli operatori.
Attualmente, i mercati azionari sembrano già scontare la probabile nomina anticipata del nuovo presidente della Federal Reserve da parte di Trump (il mandato di Powell scade a maggio 2026). Questo permetterebbe al nuovo presidente, sicuramente di orientamento più “colomba”, di influenzare precocemente i board delle varie Fed regionali. Di conseguenza, gli operatori stanno probabilmente già incorporando nei prezzi azionari aspettative di tagli dei tassi più consistenti rispetto a quelli attualmente prezzati dai futures sui Fed Funds.
Di conseguenza, gli operatori stanno probabilmente già incorporando nei prezzi azionari aspettative di tagli dei tassi più consistenti rispetto a quelli attualmente prezzati dai futures sui Fed Funds.
Il mondo economico nei prossimi 6-12 mesi sembra orientarsi verso una fase più espansiva. Prevediamo che gli investimenti europei inizieranno a produrre i loro effetti e che le politiche monetarie di molti paesi saranno caratterizzate da tagli generalizzati dei tassi d’interesse. Per queste ragioni, manteniamo un orientamento positivo sugli investimenti a lungo termine, ma rimaniamo moderati e cauti sulle speculazioni azionarie di breve periodo, specialmente quelle al rialzo.
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