Spesso è il prezzo a guidare la narrativa, e non il contrario.
Dopo gli attacchi americani a tre basi nucleari iraniane, ci saremmo aspettati un significativo aumento del prezzo del petrolio. La logica suggeriva che l’Iran avrebbe potuto minacciare chiusure o restrizioni sullo Stretto di Hormuz, un passaggio vitale da cui transita un quinto del petrolio globale.
Invece, gli eventi di lunedì hanno rapidamente smentito questa previsione. Le borse hanno aperto in ribasso e il petrolio ha inizialmente mostrato un rialzo, ma la risposta dell’Iran ha subito chiarito la direzione del conflitto, che ora sembrerebbe concluso. Dopo l’attacco statunitense, l’Iran ha risposto lanciando missili contro una base americana in Qatar, avvisando preventivamente il Qatar, come confermato da funzionari arabi.
Questa rappresaglia iraniana ha evitato di colpire infrastrutture energetiche critiche o lo Stretto di Hormuz, dissipando i timori che il conflitto in Medio Oriente potesse sconvolgere i mercati del greggio.
Il petrolio ha chiuso ieri con un calo del 9%, attestandosi a circa 67 dollari al barile.
I prezzi attuali, e le dichiarazioni del presidente Trump, suggeriscono che il conflitto sia già rientrato. Inoltre, il fatto che Stati Uniti e Iran si siano presumibilmente avvertiti a vicenda degli attacchi potrebbe indicare un tentativo di disinnescare la situazione, eliminando il pretesto per Israele di continuare ad attaccare (riferendosi allo sviluppo nucleare). In questo scenario, l’Iran era comunque tenuto a rispondere, ma lo ha fatto, come poi è accaduto, in modo misurato.
Questa è solo una delle possibili interpretazioni di questo conflitto a dir poco “particolare”. Inoltre, le notizie continuano ad arrivare e il conflitto potrebbe non essere ancora terminato.
Se qualche settimana fa ci avessero detto che un conflitto in Medio Oriente, culminato addirittura in un bombardamento statunitense, avrebbe causato un calo del 10% nel prezzo del petrolio, avremmo probabilmente suggerito al nostro interlocutore di rivedere i fondamenti dei mercati finanziari. Oggi, invece, il movimento dei prezzi in questa direzione, unito alle dichiarazioni emerse, ci costringe a guardare il conflitto da una prospettiva diversa, che contempla proprio la discesa del prezzo del petrolio come conseguenza.
Tutto ciò non era prevedibile. Anche se, a posteriori, la tesi del crollo del prezzo del petrolio può sembrare logica, sostenere tale previsione e magari assumere posizioni ribassiste sull’oro nero non era certo per tutti.
Ciò che possiamo imparare da questa situazione, e che i prezzi ci hanno ribadito ancora una volta, è che i mercati finanziari sono fatti per sorprendere. Molto spesso, sono proprio i ragionamenti contro-intuitivi a rivelarsi vincenti, anche quando sembrerebbero a dir poco assurdi.
La vera abilità di un investitore non sta nel prevedere il singolo evento, ma nel costruire un’impalcatura che resista a qualsiasi tempesta.
Come si fa?
Spostando il focus dalla previsione alla preparazione, costruendo un portafoglio diversificato che, per sua natura, è più resiliente agli shock inattesi. È proprio su questo principio che si fonda una strategia di investimento intelligente con gli ETF: creare un portafoglio che sia allo stesso tempo solido e flessibile, capace di assorbire i colpi e di adattarsi senza panico. Un sistema che non ha bisogno di indovinare il futuro per avere successo.
Scopri i princìpi e gli strumenti della nostra strategia in ETF per costruire un portafoglio realmente adattivo: https://cristail.com/cristail-etf/