Michael Burry colpisce ancora: ecco la sua nuova scommessa sui mercati

Michael Burry è un nome noto a chiunque segua il mondo della finanza. È divenuto celebre per essere stato uno dei pochissimi investitori a trarre profitto dalla crisi finanziaria del 2008, grazie a una scommessa vincente contro la bolla dei mutui subprime negli Stati Uniti, immortalata nel libro e nel film The Big Short.

Oggi Burry gestisce ancora Scion Asset Management, il suo fondo d’investimento. Fortunatamente per chi osserva i mercati, la SEC, ente di vigilanza americano, impone ai gestori istituzionali con almeno 100 milioni di dollari in titoli gestiti l’obbligo di presentare un modulo (13F-HR) ogni trimestre. Questo documento, da consegnare entro 45 giorni dalla fine del trimestre solare, riporta le posizioni detenute dal fondo alla fine del periodo.

La scadenza per il primo trimestre del 2025 era il 15 maggio. Ed è proprio da quel giorno che è possibile consultare sul sito della SEC il portafoglio aggiornato al 31 marzo 2025 di Scion Asset Management.

Questa volta il documento è particolarmente interessante, nonostante sia un dato “ritardato” di 45 giorni, perché ci permette di comprendere come Burry si stesse preparando a un contesto di crescente incertezza. Infatti, come qualcuno ricorderà, il 2 aprile, nel cosiddetto Liberation Day, Donald Trump ha tenuto una conferenza stampa nel Rose Garden della Casa Bianca, annunciando pesanti dazi commerciali destinati a colpire quasi tutti gli stati sovrani del mondo.

Allora, cosa ha fatto Burry per prepararsi? 

Vediamo com’era posizionato il suo portafoglio due giorni prima dell’annuncio di Trump, con buone probabilità che le posizioni siano rimaste invariate almeno fino al Liberation Day:

Secondo quanto riportato nel modulo 13F-HR depositato presso la SEC, Burry deteneva in portafoglio sette posizioni, di cui sei rappresentate da opzioni put su titoli tecnologici, in larga parte appartenenti al mercato cinese, e una sola posizione long in azioni ordinarie.

La quota maggiore del portafoglio era costituita da opzioni put su NVIDIA Corporation, con un’esposizione nozionale di circa 97.5 milioni di dollari riferita a 900.000 azioni sottostanti. Seguivano posizioni analoghe su Alibaba Group (200.000 azioni, 26.4 milioni), PDD Holdings (200.000 azioni, 23.7 milioni), JD.com (400.000 azioni, 16.4 milioni), Trip.com (200.000 azioni, 12.7 milioni) e Baidu Inc. (100.000 azioni, 9.2 milioni).

Queste posizioni in opzioni put non implicano il possesso diretto dei titoli sottostanti, bensì rappresentano scommesse ribassiste sull’andamento futuro delle rispettive azioni.

L’unica posizione long effettiva era quella su Estée Lauder Companies Inc., con 200.000 azioni detenute direttamente, per un valore complessivo di circa 13.2 milioni di dollari. Si trattava dell’unico investimento rialzista reale, in netto contrasto con l’orientamento difensivo e speculativo che caratterizzava il resto del portafoglio.

L’asset allocation di Scion, al termine del primo trimestre 2025, rifletteva dunque una visione di mercato estremamente cauta e probabilmente anticipava un possibile scenario di contrazione dei titoli tecnologici, in particolare quelli legati alla Cina e ai semiconduttori.

L’acquisto di opzioni put è infatti una strategia utilizzata dagli investitori per scommettere su un calo del prezzo di un’azione. In parole semplici, significa acquisire il diritto (ma non l’obbligo) di vendere un titolo a un prezzo prefissato (strike price) entro una certa data di scadenza. Se il prezzo dell’azione scende sotto lo strike, l’investitore può esercitare l’opzione e vendere il titolo a un prezzo più alto rispetto al mercato, ottenendo un profitto.

Per implementare questa strategia, Burry ha dovuto pagare un premio per ciascuna opzione acquistata, ovvero un costo iniziale. Tuttavia, il prezzo effettivamente pagato non è noto, né sappiamo con certezza quando siano state acquistate le opzioni, poiché il modulo 13F-HR riporta esclusivamente le posizioni detenute alla fine del trimestre, in questo caso il 31 marzo 2025.

Quello che possiamo affermare con ragionevole certezza, però, è che la scommessa di Burry ha dato i suoi frutti. Prendendo come riferimento il titolo NVIDIA, su cui deteneva la maggiore esposizione ribassista tramite put, è sufficiente osservare il forte calo di prezzo registrato nelle settimane successive per intuire che la strategia ha probabilmente generato profitti consistenti.

Andamento Nvidia, linea bianca il 31 marzo:

Il titolo NVIDIA, su cui deteneva la maggiore esposizione ribassista tramite opzioni put, ha perso quasi il 20% tra il 31 marzo e il 7 aprile. Ma già a fine marzo il prezzo dell’azione era in calo rispetto ai livelli di fine febbraio. Questo implica che, indipendentemente dal momento esatto in cui siano state acquistate le put, la strategia avrebbe generato un significativo profitto, almeno ipotizzando una vendita delle opzioni tra il 2 e il 7 aprile (non essendo nota la data di scadenza).

Un andamento simile, e in alcuni casi ancora più accentuato, ha riguardato anche i titoli tecnologici cinesi, contro i quali Burry aveva aperto posizioni put su aziende come Alibaba, JD.com, PDD, Baidu e Trip.com. Anche questi titoli hanno subito perdite rilevanti, amplificate dal contesto geopolitico.

La strategia di Burry appare dunque molto chiara: scommettere su una penalizzazione dei titoli legati ai semiconduttori e quelli cinesi a seguito dell’inasprimento delle tensioni commerciali globali. 

E così è stato. 

Il cosiddetto Liberation Day di Trump, annunciato il 2 aprile, ha avuto come bersaglio principale proprio la Cina, con l’imposizione di dazi generalizzati su una vasta gamma di prodotti cinesi e un ritorno della retorica protezionistica. Burry, con anticipo, aveva costruito un portafoglio che rifletteva l’aspettativa di un deterioramento delle relazioni USA-Cina, e l’immediata reazione dei mercati gli ha dato ragione.

Non sappiamo con esattezza quanto Michael Burry abbia guadagnato da questa scommessa, ma ciò che davvero conta è la qualità del suo posizionamento strategico, perfettamente allineato con gli eventi che si sono poi verificati.

Questa è una delle caratteristiche distintive di uno speculatore realmente profittevole: la capacità di leggere il contesto, adattarsi con lucidità e soprattutto agire con tempestività. In un mondo in cui l’incertezza è l’unica costante, Burry dimostra ancora una volta di saperla trasformare in un’opportunità concreta di rendimento.

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