I Mercati Azionari visti con le logiche del Potere

Valutazioni fondamentali, analisi del sentiment, analisi delle aspettative degli operatori, macroeconomia, microeconomia, geopolitica e molto altro ancora rappresentano solo una piccola parte delle discipline e delle tipologie di analisi utilizzate in finanza quando si devono valutare gli asset.

Esiste però un tipo di analisi ancora più ampia e profonda, capace di abbracciare sia il mondo reale che quello finanziario che ci circonda.

È l’analisi delle dinamiche del potere.

In passato era potente chi possedeva proprietà materiali come terre e persone. Questo concetto ha dominato l’antichità e il medioevo. Con la rivoluzione industriale emerge una nuova forma di potere che risiede nei mezzi di produzione. Non conta più tanto il possesso delle cose, quanto la capacità di produrle. Il potere passa quindi nelle mani degli industriali.

Con l’avvento della società dell’informazione, la proprietà del potere cambia ancora. Chi controlla i mezzi di comunicazione influenza l’opinione pubblica e quindi la vita politica. Berlusconi in Italia, Murdoch nel Regno Unito e molti altri esempi nel mondo dimostrano quanto il potere informativo possa incidere sugli equilibri politici. Lo scandalo Watergate in USA, ad esempio, ha mostrato in modo clamoroso come il potere informativo influenza quello politico.

Oggi il potere ha compiuto un’ulteriore evoluzione. L’informazione non è più solo contenuto ma anche accesso, visibilità e distribuzione. A detenere il potere non è solo chi possiede l’informazione ma chi permette che essa circoli. Google, per esempio, non produce direttamente i contenuti (cioè le risposte alle nostre domande) ma controlla lo spazio in cui essi si muovono, e insieme ad altre grandi piattaforme esercita un potere immenso sulla nostra percezione del mondo.

Il potere contemporaneo risiede quindi nell’incertezza. Chi controlla l’incertezza controlla la società. Meno il potere dipende da elementi materiali, più tende a concentrarsi nelle mani di pochi. Lo stesso accade nei mercati finanziari dove il valore economico è sempre più polarizzato su poche aziende dominanti.

Questo ovviamente non è un caso, ma è proprio la diretta conseguenza del cambiamento di proprietà del potere.

Guardando al futuro, ma in realtà già osservando il nostro presente, entrano sempre più in gioco i modelli di Intelligenza Artificiale. Queste tecnologie hanno bisogno di risorse materiali enormi, soprattutto energia e terre rare. Già prima dell’arrivo dell’AI utilizzavamo queste risorse in modo intensivo, ma oggi diventano davvero decisive, perché il loro consumo cresce a ritmo accelerato.

Più l’AI si sviluppa e più aumenta la domanda di potenza computazionale, e ogni nuovo salto tecnologico richiede server sempre più grandi, chip sempre più potenti e infrastrutture sempre più energivore.

È praticamente un paradosso: mentre il mondo sembra diventare immateriale, fatto di dati, algoritmi e informazioni digitali, le fondamenta di tutto tornano a poggiare su elementi estremamente fisici e limitati. La materialità, insomma, si sta riprendendo la scena centrale del potere economico.

Sorge quindi una domanda importante: questo ciclo del potere si invertirà, favorendo una distribuzione meno concentrata e più legata alle risorse materiali con valutazioni aziendali più diffuse? Oppure chi già oggi guida l’economia sfrutterà la propria forza per accaparrarsi tutte le risorse necessarie attraverso integrazione verticale delle filiere e controllo delle supply chain?

Non esiste una risposta secca.

Sicuramente emergeranno nuove aziende in grado di competere globalmente, anche se oggi non sono ancora al vertice per capitalizzazione. Allo stesso tempo la crescente ingerenza degli Stati nei settori legati all’AI e la spinta verso l’autosufficienza nazionale (Cina e USA), a scapito della globalizzazione, manterranno molte grandi aziende saldamente ai vertici del potere economico e politico globale.

Questa non voleva essere una disamina sterile su chi controlla il potere, ma un’analisi che parte da quel concetto per cercare di capire, tramite degli spunti, come possono svilupparsi i mercati finanziari azionari e le loro strutture nei prossimi 5-10 anni.

Allora, se da un lato conviene rimanere investiti nelle grandi capitalizzazioni (dei pesi associati ne abbiamo già parlato), conviene anche valutare a fondo la filiera produttiva e scendere fino a valle, considerando anche possibili problemi futuri, come i colli di bottiglia nel mercato delle terre rare e dell’energia, determinati da shock di domanda.

Consideriamo inoltre le varie innovazioni nel settore, per individuare le aziende che le stanno implementando, come il raffreddamento a liquido (liquid cooling) per i data center AI.

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