La discussione tra Donald Trump ed Elon Musk, le trattative sulla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e la nuova legge di bilancio americana: questi sono solo alcuni dei temi che, negli ultimi giorni, hanno dominato le prime pagine dei quotidiani finanziari e spinto i mercati azionari verso nuovi massimi storici.
Ma oggi, alle 14:30, ci sarà un “ritorno alla realtà”, ovvero all’economia reale: verrà infatti pubblicato il dato sull’inflazione statunitense (CPI).
Si tratta di un dato particolarmente atteso, poiché dovrebbe essere il primo a riflettere in modo pieno gli effetti delle politiche commerciali di Trump e delle relative contromisure adottate da altri paesi, in primis la Cina.
Fino ad ora, l’impatto dei dazi sull’inflazione è stato contenuto. Le aziende, infatti, sembrano aver scelto di ridurre temporaneamente i propri margini pur di non scaricare l’intero costo dei dazi sui consumatori. Inoltre, va considerato il forte incremento di importazioni avvenuto immediatamente prima dell’entrata in vigore delle tariffe, che ha permesso alle imprese di soddisfare parte della domanda con scorte non soggette a dazi, mantenendo così i prezzi invariati.
Secondo le attese di consenso, l’inflazione annuale (CPI) prevista per oggi dovrebbe attestarsi al +2.5%, mentre quella mensile è stimata in aumento del +0.2%. Per quanto riguarda il Core CPI mensile, che esclude le componenti più volatili come alimentari ed energia, le previsioni indicano un incremento del +0.3%.
Come sempre, sarà il differenziale tra il dato effettivo e le stime a determinare la reazione dei mercati, più che il numero in sé.
Questo dato assume particolare rilevanza anche in relazione alle future scelte di politica commerciale dell’amministrazione Trump e alle decisioni della Federal Reserve in materia di tassi.
Alle 20:00 è atteso un altro appuntamento cruciale per i mercati: l’asta dei Treasury americani. In pratica verrà comunicato l’esito del collocamento di 39 miliardi di dollari in titoli di Stato decennali degli Stati Uniti.
Il tasso di collocamento di questi bond sarà un indicatore da monitorare con attenzione: se dovesse risultare superiore all’attuale rendimento del Treasury a 10 anni (circa 4.49%), potrebbe generare scompensi sui mercati, con effetti anche sul comparto azionario. Infatti, il rendimento di mercato del decennale si adeguerà immediatamente al tasso a cui verranno collocati i titoli nell’asta odierna.
Il livello attuale del Treasury decennale rappresenta infatti un “trigger” tecnico degli ultimi mesi: sopra il 4.5%, la correlazione tra dollaro, azionario e obbligazionario tende a diventare positiva. In altre parole, se il rendimento supera questa soglia, spesso si assiste a vendite simultanee di asset azionari statunitensi.
È probabile che, in caso di un’inflazione superiore alle attese, l’asta dei bond prevista per le 20:00 possa risentirne negativamente. Tuttavia, ci aspettiamo che le istituzioni americane siano pronte a intervenire per sostenere la domanda, evitando così che il rendimento del Treasury decennale superi in modo marcato la soglia critica del 4.5%.
Detto ciò, soprattutto ai livelli attuali dei mercati azionari, continuiamo a raccomandare un approccio prudente, in particolare per le operazioni più speculative e di breve termine.
Una cautela ancora più giustificata sugli asset a maggiore capitalizzazione (big tech USA), che tendono a riflettere con maggiore rapidità i cambiamenti nel sentiment degli investitori.
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