Mercoledì, alle 20:00 ora italiana, si terrà la tanto attesa riunione del FOMC, durante la quale verrà annunciata la variazione del tasso di interesse.
Tradizionalmente, un abbassamento dei tassi di interesse è stato associato a situazioni di difficoltà economica negli Stati Uniti. Tuttavia, questa volta l’economia americana è in forte crescita e non mostra segni di recessione, nonostante i mercati possano a volte suggerire il contrario.
Questo potrebbe essere legato al fatto che il ciclo di inasprimento dei tassi è stato uno dei più rapidi nella storia degli Stati Uniti. Come è noto, gli effetti della politica monetaria non si manifestano immediatamente, ma richiedono diversi mesi affinché le decisioni sui tassi si riflettano sull’economia reale (mentre sull’economia finanziaria gli effetti si notano in parte grazie alle aspettative razionali degli operatori).
Qui di seguito è riportato un grafico che illustra il rapido processo di inasprimento della politica monetaria da parte della FED.
Come si può osservare, l’inclinazione della curva non ha precedenti rispetto ad altri cicli restrittivi:
Mercoledì le aspettative indicano una probabilità del 60% per un taglio dei tassi di 0.25% e del 40% per un taglio di 0.5%. Dato che la maggioranza degli operatori prevede un singolo taglio, un allentamento monetario più marcato potrebbe avere un impatto immediato sui prezzi delle azioni e delle obbligazioni, che di recente hanno recuperato la loro tipica correlazione positiva in termini di prezzo.
Ecco le aspettative del mercato dei FED FUNDS:
I prossimi tagli dei tassi, previsti a breve, non avranno un impatto immediato sull’economia reale, ma hanno già condizionato le aspettative razionali degli operatori.
Questi stanno già anticipando i cambiamenti, come evidenziato dal rendimento del decennale americano, che è sceso al 3.64% rispetto al 4.72% di inizio maggio, e dal tasso medio su un mutuo trentennale, ora al 6.20% rispetto al 7.22% dello stesso periodo.
Come accennato in precedenza, la Fed sta avviando una serie di tagli dei tassi, probabilmente per evitare di trovarsi impreparata e dover ridurre i tassi in modo rapido in caso di un futuro rallentamento economico.
Attualmente, il modello GDPNow della FED di Atlanta stima una crescita del PIL reale del 2.5% per il terzo trimestre del 2024, segnalando che l’economia statunitense continua a crescere.
Per avere un’idea della situazione, i dati sulla disoccupazione e sulle buste paga (NFP), che a inizio mese hanno creato qualche agitazione nei mercati, sono in realtà molto solidi se contestualizzati. Il dato NFP ha registrato 142.000 nuove buste paga, quando nel 2019 erano necessarie solo 100.000 unità al mese per mantenere l’economia statunitense in equilibrio.
Proprio per questo motivo, la Fed procede con cautela. Un trio di modelli gestiti dalla Fed di Atlanta indica che il livello dei tassi “neutro”, ossia quello che non stimola né rallenta l’economia, varia tra il 3.5% e il 4.8%. Operando all’interno di questo intervallo, si dovrebbe evitare ciò che accadde negli anni ’70, quando tentativi di stimolare l’economia provocarono ripetute ondate inflazionistiche e grande volatilità.
Quando si valutano le dinamiche dei tassi, è importante considerare i tempi di trasmissione della politica monetaria, quanto sia già scontata dagli operatori e, soprattutto, se il tasso post-taglio sarà effettivamente espansivo per l’economia. In questo caso, possiamo concludere che anche un taglio dello 0.5% porterebbe i tassi in un territorio neutro, non espansivo. Inoltre, le aspettative a lungo termine degli operatori stanno già riflettendo un ribasso dei tassi, come evidenziato dal rendimento del decennale americano e dal calo del tasso medio sui mutui.
Mercoledì vedremo di quanto la Fed deciderà di tagliare e quale sarà l’effetto sui mercati. Anche secondo noi di Cristail, c’è una maggiore probabilità di un taglio dello 0.25%, dato che non c’è una reale necessità di dare un segnale forte in un contesto di espansione economica e lontano da una recessione.