Il caso GameStop
Nel 2021, un ampio gruppo di investitori retail, organizzati tramite il social network Reddit, ha scatenato significativi short squeeze su diversi titoli successivamente definiti “meme stock”.
GameStop è stato il principale titolo a innescare e guidare questo trend. Il termine “meme stock” origina dal mercato delle criptovalute, dove i fenomeni di pump and dump sono frequenti a causa della minore regolamentazione contro le manipolazioni di mercato.
Lo short squeeze è un fenomeno in cui i venditori allo scoperto su un titolo sono obbligati a chiudere le loro posizioni a causa dell’aumento del prezzo dello strumento. Questa azione di ricopertura accentua ulteriormente il rialzo dei prezzi, creando un ciclo che spinge il valore del titolo ancora più in alto.
Nel 2021, tale dinamica coordinata ha causato perdite miliardarie a numerosi hedge fund che avevano posizioni ribassiste sulle meme stock.
Poche settimane fa, tutto questo si è ripetuto, sempre sugli stessi titoli. Per brevità prendiamo come riferimento il titolo emblema di questa situazione: GameStop, che ha guadagnato circa il 200% in una sola settimana. In un mese, il prezzo del titolo in dollari è passato da 10 a 50.
Secondo i dati di S3 Partners LLC, nel solo mese di maggio, gli shortisti su GameStop hanno subito perdite di 1.24 miliardi di dollari. Parallelamente, l’attività sulle opzioni put è aumentata, raggiungendo il livello più alto dal giugno 2022.
Probabilmente sono opzioni comprate per speculare sul potenziale ribasso, dato che nel caso di vendita di put si avrebbe un guadagno “fissato” al premio dell’opzione e non si potrebbe beneficiare del grande rally rialzista.
Il recente rialzo è stato scatenato da un tweet specifico di Roaring Kitty, l’utente che aveva già innescato alcuni dei precedenti short squeeze sul titolo. Il post ha suggerito un imminente nuovo “pump“, così si è generato il processo spiegato poco sopra, con una moltitudine di investitori retail che si sono lanciati a comprare il titolo.
Naturalmente, di fronte a una crescita esponenziale dei prezzi, alcuni investitori più razionali possono essere tentati di vendere allo scoperto. Tuttavia, spesso finiscono per essere coinvolti nel meccanismo dello short squeeze, contribuendo involontariamente a ulteriori rialzi dei prezzi.
Tali dinamiche di mercato sono di solito completamente scollegate dalle principali tendenze che influenzano i mercati finanziari, Tuttavia, in alcuni casi, questi episodi potrebbero indicare un picco di euforia generale, dove gli investitori, trovando poche opzioni attraenti a causa dei massimi relativi raggiunti da molti titoli, si lanciano in queste manovre speculative. Questo comportamento può essere quindi il preludio a un aumento della volatilità e a una successiva riduzione dell’euforia di mercato (esattamente quello che poi è successo al titolo, che è tornato quasi ai livelli di prezzo pre-pump).
Le analisi condotte sui diversi mercati hanno rivelato che i “pump” di GameStop e delle altre meme stock non evidenziano una correlazione diretta o inversa significativa con i principali indici azionari americani. Questi movimenti possono quindi essere generalmente attribuiti all’irrazionalità degli operatori e a un concetto fondamentale della finanza comportamentale: la Teoria del Prospetto.
La Teoria del Prospetto applicata agli investimenti
Generalmente pensiamo agli operatori dei mercati finanziari come profondamente razionali e che utilizzano, consapevolmente o inconsapevolmente, la teoria dell’utilità attesa per prendere scelte di investimento. Ma non sempre gli operatori, specialmente quelli retail, fanno delle stime circa il valore atteso ed il rapporto rischio rendimento che un’operazione può avere.
Ed ecco che entra in gioco la teoria del prospetto enunciata dagli psicologi Amos Tversky e Daniel Kahneman.
Questa teoria ricerca la reazione degli individui di fronte ad una scelta e i motivi per cui le scelte si discostano, sistematicamente, da quelle previste dalla teoria standard (possiamo chiamarle scelte razionali).
La teoria del prospetto sta alla base della “Behavioural finance”, ovvero tutti gli studi rivolti ad analizzare i processi psicologici dei soggetti impegnati in una scelta in ambito finanziario.
Gli autori, nel corso della loro ricerca, hanno compreso che le decisioni vengono dettate da delle variabili diverse dal solo valore atteso, quali il contesto della scelta, le emozioni, la percezione del problema o il modo in cui la situazione viene espressa.
Questo è proprio il caso in cui, per capire cosa sta succedendo, non ci si può rifare ad una teoria matematico-statistica o semplicemente analitica, perché questi fenomeni sono di natura comportamentale e vanno compresi analizzando la psicologia degli operatori.
Bisogna, per questo motivo, ricordare che i primi short squeeze su questi titoli nel 2021 sono nati dalla comunità di appassionati di tecnologia e videogiochi, desiderosi di contrapporsi alle valutazioni pessimistiche degli analisti e di partecipare attivamente contro i grandi fondi speculativi. Questa partecipazione genera un senso di appartenenza che può distogliere dalla valutazione razionale del valore atteso degli investimenti.
In queste situazioni, la psicologia degli investitori gioca un ruolo cruciale, poiché il rialzo dei prezzi non è guidato da valori fondamentali o qualità intrinseche dell’azienda, ma piuttosto dalla deviazione degli investitori dalla razionalità. Quando si entra nel territorio dell’irrazionalità, gli esiti possono diventare imprevedibili.
Quando investiamo, è essenziale considerare attentamente le motivazioni dietro le variazioni di prezzo di un titolo, soprattutto quando diventa oggetto di grande attenzione. È importante interrogarsi sulla causa dell’incremento del suo valore: se è giustificato da motivi intrinseci o se è spinto da dinamiche irrazionali.
Se l’aumento ha fondamenti solidi, l’investimento potrebbe essere saggio e sostenibile nel tempo, proteggendo e potenzialmente accrescendo il nostro patrimonio. Al contrario, se il rialzo è influenzato da speculazioni eccessive, è prudente evitare l’acquisto: il rischio è quello di restare intrappolati in un investimento il cui prezzo è molto superiore al suo valore intrinseco reale.
In definitiva, nessuno può prevedere con certezza l’andamento futuro di un titolo o strumento finanziario, ma un’attenta valutazione del nostro processo decisionale può fare la differenza nel risultato finale.